cloud computing : computer obliquo = accesso : privacy?

Filosofia è il concetto dietro al quale i responsabili marketing e i web marketing manager spesso si riparano per dare spiegazioni coerenti alle evoluzioni sui mercati tecnologici. Soprattutto in campo pubblicitario e advertising. Quindi da garanti della corretta sovrapposizione tra il Mercato, il Consumatore e l’Azienda, si trasformano in paladini della buona creatività (e del fatturato!).
Giusto così! Come potrei essere in disaccordo…
Bene, esistono molte persone, tra cui il sottoscritto, che propugnano da molto tempo la delocalizzazione in remoto di tutte le “risorse aziendali (in prima analisi i files) al fine di poterle utilizzare sempre e ovunque senza vincoli e barriere spazio-temporali. Non posso negare anche che in questo processo e nello sviluppo di quest’idea mi siano stati di aiuto i miei primi 6 anni di lavoro (32enne) in alcune tra le multinazionali più organizzate e tecnologiche sul mercato.

Ma disimpegnandomi un attimo dalle mie idee, apprezzo ancora di più la comunicazione, ormai più di un sussurro, di come Google abbia avviato ufficialmente il progetto “My Stuff”, con l’obiettivo di mettere nelle condizioni tutti gli utenti che desidereranno caricare i contenuti dei propri hard disk in remoto, di poterlo fare online su server proprietari in un qualche luogo degli States: gratuitamente. Si vuole più spazio remoto, si paga qualche dollaro. Ma chi tra gli operatori del web marketing non sarebbe disposto a pagare un piccolo prezzo per avere accesso ovunque? Le fonti, quindi sono autorevoli e i giocatori in campo sono di peso e di caratura mediatica notevole, da Google a IBM, da Microsoft a Yahoo! e Amazon: è ufficiale la presa di posizione del motore di ricerca di “aprire” il Mondo ad un nuovo standard.

Il Wall Street Journal, citando una fonte molto autorevole e riservata, conferma come Google con l’inizio del nuovo anno testerà un servizio che permetterà agli utenti di tutto il mondo di archiviare su un mega-server remoto in Mountain View tutti i files che si vorranno. Con la conseguente accessibilità di questi dati (audio, video, office, ect) con qualunque device – sia esso un dektop, un notebook, un palmare, uno smartphone – e da qualsiasi luogo abbia una rete. Gli Orazi e i Curiazi, i Montecchi e i Capuleti e i Guelfi e i Ghibellini dei pro e dei contro vedranno certamente in questa operazione un possibile trend decrescente di vendita e utilizzo di Office, una migrazione verso risorse open e quindi per loro natura free e un crollo delle vendite di HD esterni, volti a incrementare le capacità di storage dei pc. Ma poco male, non si può fermare il vento con le mani. Ma oltre a questo, credo sia giusto mettere l’accento su altri problemi di carattere giuridico legati al mantenimento della riservatezza dei dati archiviati.

Grazie Eric SchmidtAD di Google – ma sino ad ora non abbiamo capito per cosa!

articolo scritto da Enrico Molinari