Quando si pensa ad un web content manager – o web writer che dir si voglia – si pensa ad un esperto della scrittura sul web. Automaticamente ci vengono alla mente tutte le lezioncine di web writing che negli ultimissimi anni (oserei quasi dire mesi, visto che solo di recente l’importanza dei testi è diventata chiara ai più) hanno rieccheggiato qua e là nel web. Scrivere frasi brevi, scegliere titoli accattivanti, selezionare accuratamente le keywords, ecc ecc…a leggerle così sembrerebbe quasi che fare il web content manager sia un mestiere di una semplicità inaudita.
Ma veniamo all’aspetto veramente più complicato di questo mestiere, quello degli equilibri tra chi scrive e chi legge. Un sito – e ancor peggio un blog – è tutto sommato uno strumento “pubblico”, dove chi scrive lo fa rivolgendosi ad una massa di persone più o meno identificate a livello di target di riferimento ma sicuramente sconosciute a livello di personalità, carattere, opinioni, inclinazioni.
Ciò significa che – anche in un sito di indole commerciale – la scelta delle parole e, ancor peggio, dei toni, va fatta con molta accuratezza. Lo scherzo, la battuta, l’ironia, sono strumenti che vanno usati con estrema cautela, poichè una parola mal interpretata può fare molti più danni di mille belle parole. Non sempre infatti i nostri lettori possono comprendere – o gradire – la battuta scherzosa.
Le parole sono come le illusioni ottiche: possono esprimere qualcosa, e tutto il contrario di qualcosa.
L’unico caso in cui la battuta, l’ironia, lo scherzo possono essere graditi – è il caso del lettore fidelizzato, che conosce chi scrive, il suo stile, i suoi modi. Se entriamo nel blog di Beppe Grillo, ad esempio, predisponiamo la nostra psiche alla lettura di contentuti ricchi di figure retoriche, metafore, doppi sensi, allusioni, ironie. Se invece entriamo in un sito aziendale o istituzionale, sappiamo che non vi troveremo mai il linguaggio, i modi ed i toni che Beppe Grillo può permettersi. E se li trovassimo? Beh è provato che non gradiremmo…perchè il contesto non è quello adatto.
Attenzione quindi alla scelta delle parole, perchè una parola fuori posto detta a voce spesso cade nel vuoto, ma una parola fuori posto scritta in un sito, in un blog o in un commento ad un post può scatenare un vero vespaio! Il concetto chiave di questo discorso è quello dell’interpretabilità dei testi.
Questo per dire, quindi, che se le care vecchie “lezioncine” di web writing sembrano banali, è sempre meglio tenerle sempre a mente, perchè a volte per voler fare qualcosa di nuovo si rischia di fare qualche grossolano scivolone…
Ritengo che nei tanti siti/blog/forum di discussione sul tema del web marketing, del web writing ed argomenti affini che si trovano in giro per la rete (alcuni decisamente soporiferi, e non è ironico!) bisognerebbe dedicare uno spazio anche a tematiche di psicolinguistica e psicologia, così da rendere chiaro una volta per tutte non tanto il come si scrive sul web ma il perchè il web va fatto e scritto in un certo modo.