Doorways e Landing page

Un amico che sa che mi “occupo” di web marketing mi ha chiesto un parere su un preventivo che gli hanno sottoposto per la promozione del suo sito sui Motori di Ricerca.
Non farò nomi, ma è una piccola web agency (che non conoscevo) che fa anche attività seo e che non compare nemmeno nelle prime 4 o 5 pagine di Google con il proprio sito. (Buffo che il mio amico non abbia pensato a fare questa prova, ma è come dire… se non riesci a posizionare te stesso come puoi pensare di lavorare bene sugli altri?)
In ogni caso non è questo il punto che ha attirato la mia attenzione.

Nel contratto lungo e dettagliato c’era un passaggio relativo al modo di lavorare previsto.
In particolare si diceva che per ottenere un buon posizionamento in tempi rapidi, sarebbe stata realizzata “una pagina di atterraggio, che si chiama Landing Page“, che è particolarmente gradita a Google e garantisce ottimi risultati.
Tale pagina non risiede sul sito del cliente. (ma non viene specificato dove si trovi)

Ora, senza voler fare una lezione su cosa sia una landing page (ovvero una pagina studiata sì per catturare il visitatore che proviene da una campagna marketing di qualsiasi tipo, ma che ha in genere un preciso obiettivo, esplicitato dalla call to action e in genere risiede SUL sito del cliente)  è evidente che quanto proposto mi pare più una doorway page piuttosto che una landing.

Ovvero una di quelle pagine che andavano di moda fino a qualche tempo fa, studiate per dirottare i motori di ricerca verso certi siti, magari usando tecniche al limite del legale (ad esempio con comportamenti diversi a seconda se il visitatore fosse “umano” oppure uno spider).

Questo tipo di pagine oggi non sono più efficaci e Google tende abbastanza a penalizzarle, ma a quanto pare molte agenzie seo non hanno compreso questo punto. Ma qualcosa deve essergli arrivato all’orecchio se hanno deciso di ribattezzarle “landing pages”.
Non so se si tratti di ignoranza o di scorrettezza da parte dell’agenzia seo, di sicuro vedo una scarsa professionalità.

Sono piuttosto dispiaciuta nel constatare che ci siano aziende che continuino a lavorare in questo modo e le persone – come il mio amico – finiscano per investire diverse migliaia di euro in progetti simili.

Ok qualcuno potrebbe dirmi che è il mio amico è uno sprovveduto. Tuttaltro! è una persona sveglia, intelligente e che sa fare ottimamente il suo lavoro, ma di certo non è un esperto di web marketing.
Non ha certo gli strumenti per capire se l’offerta è valida o no.
Come lui, quante aziende ci sono che non hanno queste competenze? E che rischiano di pagare (anche tanto) per servizi simili? cosa succederà quando vedranno scarsi risultati? ci sarà una nuova ondata di sfiducia verso il web?
Per aiutare queste aziende c’è bisogno di formazione e informazione.

Ah, un’altra cosa divertente nel contratto era che dopo tutto questo lavoro si garantivano al sito cliente ben 10 visitatori al giorno! (il mio blog personale ne può offrire 10 volte tanto senza sforzo).
Fra le altre cavolate riferite a voce per convincere il mio amico a firmare c’era anche il fatto che “hanno rapporti diretti con Google, infatti oggi pomeriggio c’erano delle persone di Google nei loro uffici!

Non ho parole.

post scritto da Elena Farinelli