Tempi di permanenza sul sito dei visitatori e usabilità
C’e’ una proporzionalità tra tempo di permanenza su di un sito ed il relativo ritorno economico?
Non sempre ma è sicuro che con tempi di permanenza ridottissimi si è in presenza di quella che chiamo information-scalping: l’incursione velocissima su di un sito, o addirittura sulla meta description di una serp per ottenere l’informazione desiderata e scappare. Immaginiamo di non conoscere il modello di un prodotto, avviare una query, aprire il sito dalle serp, trovare l’info desiderata e chiudere subito la pagina. Tempo di permanenza: decisamente inferiore al minuto.
Se il target del webmaster fosse stato quello di offrire info a chiunque, per un ritorno in termini di social networking, popolarità, visibilità, ecc. allora le visite brevissime hanno un senso, ma se il sito ha un altro scopo, o addirittura è commerciale siamo in presenza di evidenti falle nella gestione dei visitatori. In pratica, l’usabilità è ridotta.
Questa non si esprime solamente attraverso rispetto di strane regole e certificazioni sull’accessibilità. L’aspetto più importante di un sito usabile è la sua attitudine ad attrarre, trattenere ed essere sfruttato appieno dai visitatori. Molti siti partono con intenti ottimi per poi perdersi in dettagli che compromettono questo aspetto del loro design e spesso (inspiegabilmente per webmaster poco accorti) danno origine a sproporzioni tra traffico e conversioni in clienti, tempi di permanenza bassi, scarsa affluenza su determinate sezioni.
Tempi di permanenza lunghi dimostano quindi contenuti attrattivi. I tempi possono essere considerati perciò parametro indicatore della bontà del sito. Non è certamente una regola universale e non vi è attinenza stretta ma dobbiamo comunque considerarla. L’importante è individuare se ci sono fattori che limitano la permanenza dei visitatori, facendoli scappare prima del tempo. Una volta individuate le eventuali cause della dispersione dei visitatori è produttivo modificare il sito in modo da renderlo più amichevole, eliminando i fattori cattivi e come sempre aumentando contenuti e qualità.
Un esempio di fattore che può disturbare il visitatore, rendendo la sua visita più breve di quanto ci si aspetti, è la presenza di musica di sottofondo. Spesso vengono mandati in loop fastidiosi spezzoni di canzoni o pattern musicali. Sebbene quasi sempre si possa ammutolire la pagina che si sta visitando, appena si clicca un link ci si ritroverà su un’altra pagina del sito e la musichina riprenderà. Immaginate quando succede a voi: che fate? Continuate la visita o troncate? Personalmente rimango solo se i contenuti sono abbastanza superlativi da convincermi ad azzerare l’audio o a spegnere ogni volta. Pochi sono i casi (ricordo solo namaleresort.com) in cui la musica è piacevole.
Altro esempio di fattore scatenante di fughe repentine dai siti sono i famigerati pop-up e l’uso indiscriminato di flash, ora fortunatamente molto ridotto rispetto al passato. Vi sono ulteriori esempi di questi difetti nel web. Li colleziono e li commento sul mio blog sull’usabilità.
Per un sito commerciale la mancata proprietà di essere attrattivo può costare caro: meno visitatori significano innanzitutto meno clienti, poi ci sono caratteristiche che determinano un decremento sostanziale delle preferenze: agli shop che hanno una parvenza di artigianalità, scarsa professionalità incompletezza o dubbio gusto vengono negati gli acquisti a favore di altre strutture, più funzionali. Se l’utente medio non è assolutamente sicuro che lo shop al quale affiderà il proprio ordine sia serio, gira alla larga e lo racconta agli amici. Se gli utenti rimangono poco in negozio l’allarme è doppio!
E’ quindi importante installare per ogni sito un software di analisi statistica perchè attraverso la lettura dei report si possono capire cose che non si sarebbero immaginate altrimenti .
Probabilmente l’avete già letto ma mi sento di consigliare a chiunque voglia approfondire l’argomento il libro dei guru Jakob Nielsen e Hoa Loranger, “Web Usability 2.0″ edito in italiano da Apogeo.
scritto da Marco Piccinini
responsabile di Sparks Of Mind Network